Valanga araba: ecco in che modo preservare la concorrenza nel calcio europeo.
Una lunga riflessione sul fenomeno del momento: è possibile porre un freno agli investimenti che provengono dal medio oriente?
L’influenza degli Stati arabi nel calcio europeo è ormai qualcosa di noto e con cui stiamo convivendo fin da quando Manchester City e PSG sono stati acquistati da entità governative.
Il City Football Group Ltd (CFG), società proprietaria di diversi club calcistici tra i quali anche il Manchester City, è una multinazionale britannica detenuta a maggioranza da Newton Investment and Development LLC, con una significativa partecipazione di minoranza detenuta dalla società tecnologica globale, Silver Lake (18,16%). Dal 23 settembre 2008 al dicembre 2015, City Football Group è stato interamente di proprietà di ADUG, una società privata di investimento e sviluppo appartenente a Sua Altezza lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan, attualmente vice presidente e vice primo ministro degli Emirati Arabi Uniti e ministro della Corte presidenziale, nonché membro della famiglia reggente di Abu Dhabi. Dal 25 luglio 2021, l’impresa madre finale di CFG è Newton Investment and Development LLC, una società registrata ad Abu Dhabi e anch’essa interamente di proprietà di Sua Altezza lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan.
Il Paris Saint Germain dal 2011 è di proprietà del Qatar Investment Authority, fondo sovrano del Qatar.
Il Newcastle nel 2021 è stato acquistato da un consorzio guidato da Public Investment Fund, fondo sovrano dell’Arabia Saudita.
Emirati Arabi Uniti, Qatar, Arabia Saudita: i petrodollari del Golfo Persico stanno sommergendo il calcio europeo con i tre Stati che hanno scelto due nazioni dove concentrare principalmente i loro investimenti: l’Inghilterra (dove, anche grazie allo sviluppo del City, la Premier League viene ricoperta di soldi da Sky e BT Sports) e la Francia (dove, quasi contestualmente all’acquisto del PSG, Nasser Al-Khelaïfi ha lanciato anche beIN SPORTS, network sportivo).